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In una nota diffusa ieri, il ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni ha reso noto di voler agire per impedire che il titolo raggiunga i più piccoli. "Il gioco in questione - sostiene la nota - più che violento è definibile crudele, e sadico, con un'ambientazione squallida ed un continuo, insistente, incoraggiamento alla violenza e all'omicidio".
Parole che ricordano da vicino, da molto vicino, quelle pronunciate dall'ente di controllo britannico che ha già deciso il blocco del titolo. Gentiloni ne ha disposto la revoca chiedendo formalmente a Take Two Interactive, produttori del videogioco, "di annullare la data prevista per il lancio in Italia". Si tratta di un provvedimento d'urgenza che per tante ragioni Take Two sarà indotta a rispettare, ma che non può che avere una validità temporanea.
E al ministero lo sanno bene, ed è per questo che hanno contestualmente interessato al problema l'ISFE, la federazione europea dei produttori di videogiochi. "Il presidente di ISFE - spiega la nota del ministero italiano - ha accolto la richiesta e il problema di Manhunt 2 è stato inserito al primo punto all'ordine del giorno della conferenza ISFE di Bruxelles del prossimo 26 giugno", a cui parteciperà tra gli altri anche Viviane Reding, commissaria europea per la Società dell'Informazione.
Il motivo di questa censura preventiva va ricercato negli studi che sembrano essere stati condotti sul videogioco dal Ministero che, spiega la nota, non ha nulla a che vedere con la prima release del gioco, distribuito nel 2003 con una classificazione "per soli maggiorenni". "Assolutamente - spiega la nota - non aveva le stesse allarmanti caratteristiche di questa seconda versione". Una visione condivisa anche da Telefono Azzurro che aveva chiesto nella mattinata di ieri l'immediato intervento del Governo contro il videogame.
Non è in realtà chiaro in base a quale principio si possa appellare il Governo per vietarne l'acquisto anche ai maggiorenni: una situazione che equiparerebbe Manhunt 2 a certi armamenti e ad un certo numero di sostanze stupefacenti o esplosive. Va da sé che procurarsi Manhunt 2, in particolare dopo la sua uscita nei paesi che la permetteranno, sarà tutto meno che complesso per chi davvero vorrà giocarci e l'ampia censura che sta piombando sul titolo metterà senza dubbio l'acquolina in bocca a molti scaricatori in Internet.
La censura imposta dal Ministero ha immediatamente avuto ulteriori sponde politiche. La prima a farsi sentire è stata l'esponente di Forza Italia Michaela Biancofiore secondo cui la decisione del Ministero va nella giusta direzione. A suo dire "gli attuali sistemi di tutela dei minori esposti all'utilizzo di videogame si rivelano sempre più inadeguati".
Si spinge ancora più in là il Codacons, che ha applaudito alla decisione del ministro. L'associazione dei consumatori auspica ora "controlli serrati su tutto il territorio presso il mercato dei videogiochi contraffatti. È indispensabile evitare che giochi il cui commercio sia vietato nei mercati convenzionali, arrivino per via traverse nei mercati dei videogiochi contraffatti, finendo di fatto nelle mani di minori, ed eludendo quindi ogni divieto". Non è chiaro come si intenda evitare invece la assai più facile e veloce diffusione di Manhunt 2 su Internet.
Travolto dalle polemiche, il produttore ieri ha reagito, ricordando che Manhunt 2 è un'opera d'arte. E che censurare l'arte non è mai una bella cosa (vedi qui sotto).
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